CENTRO DI PEDAGOGIA CLINICA

Trattamento Cognitivo Motorio

Ambiti di applicazione del CMT

Che cos'è la DISPRASSIA?

Per rispondere alla domanda bisogna innanzitutto chiedersi cosa sono le prassie:  esse costituiscono la capacità di pianificare ed eseguire sequenze di movimenti volontari per raggiungere un obiettivo specifico. Questi movimenti possono coinvolgere le mani, il corpo o altri segmenti corporei e sono necessari per compiere azioni quotidiane come vestirsi, mangiare, scrivere e parlare. Le prassie  includono sia le prassie ideomotorie, che coinvolgono la capacità di imitare movimenti o gesti, sia le prassie ideative, che implicano la capacità di immaginare un gesto o un azione, pianificare e eseguire nuove azioni in risposta a una situazione o a un problema. Le disprassie possono manifestarsi in condizioni come il disturbo dello sviluppo della coordinazione, l’aprassia ideomotoria o altre condizioni neurologiche che influenzano la pianificazione e l’esecuzione dei movimenti volontari.

Le prassie sono strettamente legate alla cognizione in quanto coinvolgono la pianificazione e l’esecuzione di azioni intenzionali, che richiedono una serie di processi cognitivi complessi. Questi processi includono la percezione, l’attenzione, la memoria, il ragionamento, la risoluzione dei problemi e l’autocontrollo. Per eseguire con successo un’azione, è necessario percepire correttamente l’ambiente circostante e i dettagli relativi all’azione stessa. L’attenzione svolge un ruolo cruciale nel concentrarsi sugli obiettivi e nell’ignorare le distrazioni. La memoria è essenziale per richiamare sequenze di movimenti precedentemente apprese e per adattare il comportamento in base alle esperienze passate.Il ragionamento e la risoluzione dei problemi sono coinvolti nel pianificare e nel prendere decisioni riguardo al modo migliore per eseguire un’azione data. L’autocontrollo è necessario per regolare il comportamento e per adattarsi alle situazioni mutevoli. In breve, le prassie richiedono una comprensione complessiva delle azioni da compiere e coinvolgono una serie di processi cognitivi che lavorano insieme per eseguire con successo le azioni pianificate. Pertanto, le difficoltà nelle prassie possono riflettere difficoltà in uno o più aspetti della cognizione.

Inoltre, si è scoperta una marcata similarità di indicatori neurofisiologici e sintomi comportamentali che collegano la dislessia e lo spettro autistico. Questi sintomi riguardano i disordini motori, linguistici e coordinativi, la disorganizzazione spazio-temporale, le difficoltà grafo-motorie e molti altri.

Tale connessione sembra derivare da una matrice disprassica comune, sebbene si manifesti a diversi livelli di gravità e coinvolgimento. Ciò ha rivelato che il Trattamento Cognitivo Motorio è particolarmente efficace anche per coloro che sono nell’ambito dello spettro autistico. Questo tipo di trattamento, essendo di natura cognitivista, si concentra non solo sul comportamento manifesto, ma anche sulla volontà, sulla cognizione dell’individuo, e sulla relazione con egli.

Attraverso il Cognitive Motor Training, si supera l’approccio puramente comportamentale che agisce solo sull’aspetto esterno del comportamento senza affrontare le cause sottostanti. Questo approccio ampio e integrato porta solitamente a risultati più significativi nel trattamento di individui nello spettro autistico e altre condizioni correlate.

 

In cosa consiste il CMT?

L’approccio del Cognitive Motor Training (CMT) si focalizza sul potenziamento dei flussi neuronali, fondamentali per l’apprendimento, attraverso il movimento e la ritmicità. I flussi neuronali sono impulsi elettrici che passano tra le varie zone del cervello, e quindi di fatto costituiscono passaggi di informazioni. Il Trattamento Cognitivo Motorio mira a migliorare la fluidità di tali impulsi elettrici, migliorando la motricità del soggetto, e coinvolgendo attivamente l’attività mentale. I benefici osservati includono un aumento dell’attenzione, miglioramento dell’equilibrio, una maggiore capacità di organizzazione spaziale e un progresso nel linguaggio grazie a una motricità più fluida.

La pratica consiste nell’esecuzione di movimenti di base, seguiti da schemi via via più complessi, incrementando gradualmente la difficoltà prassica. Questo stimola l’attività cerebrale, facilitando lo scambio di informazioni tra emisferi. È dimostrato che migliorando la motricità di base si ottiene un beneficio diretto sull’apprendimento, comprese abilità come lettura, scrittura e calcolo. In pratica si vanno a migliorare le funzioni esecutive influenzando positivamente le prestazioni scolastiche e sociali, nonché il controllo dell’emotività.

Come si sviluppa il percorso attraverso il CMT?

Il percorso parte da una fase di valutazione del quadro complessivo; successivamente al soggetto vengono proposte delle prove sia motorie che cognitive per l’analisi approfondita delle abilità da potenziare.

Poi si inizia con il training vero e proprio, in base alle specifiche esigenze.  Tale training, per ogni seduta comprende una fase di neuroattivazione con esercizi motori, e una parte “a tavolino” con attività scritte e orali.

Alle sedute può partecipare anche il genitore, così che gli esercizi possano essere proseguiti a casa per il mantenimento delle abilità acquisite in studio.

La presa in carico prevede anche eventuale collaborazione con la scuola.

Il CMT può essere applicato a:

Noi ci basiamo sul concetto di dislessia come un disturbo delle prassie: quando è presente la dislessia, è sempre presente anche la disprassia, mentre non è vero il contrario: non tutti i disprassici sono anche dislessici. La presenza di questa disorganizzazione motoria sta alla base dei problemi nella lettura, nella scrittura e nel calcolo, che sono tutte abilità che comprendono, appunto, aspetti motori (andare a capo, il movimento sulla linea dei numeri, il movimento della mano nella scrittura, ecc.).

In cosa consistono dunque, i disturbi specifici dell’apprendimento, ovvero dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia?

I DSA consistono in disturbi delle funzioni esecutive di natura prassico-motoria con essenziale interessamento delle funzioni sequenziali, e perciò sono un disturbo motorio. I DSA includono anche dislateralità, disordine spazio-temporale, disordini coordinativi del linguaggio, della memoria e del pensiero sequenziale. La Dislessia non è un disturbo fonologico. Si tratta di un disturbo funzionale e qualitativo in cui il bambino non ha perso delle abilità ma fatica nell’esecuzione delle funzioni.

La valutazione può partire dai 5 anni e il trattamento migliore è la prevenzione, ovvero l’intervento precoce che previene che le difficoltà vanno a disturbare l’apprendimento e perciò il rendimento scolastico. Il trattamento consiste nel rendere il bambino più autonomo nella vita quotidiana e scolastica. Autonomia non significa dare degli strumenti per evitare che il bambino si sforzi per arrivare al risultato: le misure sostitutive limitano l’autonomia del bambino, non fanno altro che far atrofizzare le funzioni mentali già in difficoltà.

Attualmente, si ritiene che l’autismo abbia una base organica di carattere genetico, che è presente fin dalla nascita e che porta a una condizione di disprassia e disadattamento.

Si tratta di una condizione umana complessa, che si distingue per una particolare natura funzionale. Esso presenta una serie di disturbi qualitativi severi, che includono, per citare alcuni tratti, disordine, disorganizzazione, deregolazione e decontestualizzazione. La causa di tale disordine trova riscontro a livello neuronale, nei flussi delle cariche elettriche responsabili degli impulsi nervosi, che risultano disregolate per velocità e fluidità. Ecco perché parliamo di lentezza nell’incipit: a causa di questa disregolazione si accumulano millesimi di secondi di ritardo ad ogni avvio di qualsiasi azione compiuta dal soggetto autistico. Come indicato dal professor Crispiani, possiamo descrivere la condizione autistica come un “Disordine Evolutivo Severo; ovvero l’autistico, complessivamente, è lento e disorganizzato in forma severa, il che rende randomizzati o disorganizzati i processi cognitivi in generale.

Alla luce di ciò Ci si chiede se la debolezza intellettiva/ritardo mentale presente nell’autistico sia condizione congenita o acquisita per effetto dei forti disordini esecutivi ed organizzativi.

Una delle caratteristiche principali del pensiero autistico, poiché il comportamento umano è sempre regolato, generato, coordinato, controllato, dal pensiero (non dai programmi di stimoli), è la sua disorganizzazione sequenziale e spazio-temporale, che si riflette nelle difficoltà nelle relazioni parte-tutto, presente-passato, analitico-globale, causa-effetto, nuovo-passato e nella gestione del caos e dei dettagli. Dunque ne sono influenzati i processi cognitivi in generale.

Il trattamento dell’autismo si basa su un approccio clinico altamente individualizzato e sensibile alla diversità e all’evoluzione del bambino, a partire da forme di neuro attivazione e pratiche per accelerare l’incipit, secondo una stretta integrazione del pensiero e del movimento. Tale trattamento include una valutazione funzionale ecologica (globale e dei contesti di vita) e l’assessment continuo, cioè si basa sulla creazione di un ambiente di supporto che favorisca la sua crescita e il suo benessere.

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è spesso individuato durante i primi anni della scuola elementare, poiché i bambini con questa caratteristica faticano ad adattarsi alle richieste tipiche dell’ambiente scolastico, come rimanere seduti per lunghi periodi, mantenere l’attenzione, restare fermi e seguire la lezione.

L’ADHD è un disturbo neurobiologico, suddiviso in tre sottotipi:
– Combinato: caratterizzato da sintomi di carenza di attenzione e iperattività;
– Disattento: con prevalenza di sintomi relativi all’ attenzione;
– Iperattivo: con predominanza di sintomi legati all’ iperattività.

I sintomi principali dunque includono disattenzione, iperattività e impulsività.

Spesso, non si manifesta in forma isolata, ma può essere associato ad altri disturbi, come i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o comportamentali come il Disturbo Oppositivo Provocatorio.

L’ADHD ha un elevato tasso di ereditarietà, il che significa che uno dei genitori o i fratelli potrebbero mostrare comportamenti simili. Questo può portare a una maggiore comprensione delle difficoltà del bambino, ma richiede anche uno sforzo considerevole nella gestione delle sfide quotidiane, con una necessità di coerenza, chiari limiti e una routine ben strutturata.

Il CMT offre benefici significativi anche per l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), poichè si va a lavorare sempre sui flussi neuronali, la cui disorganizzazione è causa del deficit di attenzione, del controllo degli impulsi, ecc.. Attraverso l’attività motoria e la stimolazione cognitiva, il CMT può aiutare a migliorare l’attenzione, la concentrazione e la gestione dell’impulsività, fornendo una strategia non farmacologica.

Nei bambini con ritardo dello sviluppo, disabilità intellettiva o sindrome di Down, le difficoltà motorie sono spesso presenti a causa di una varietà di fattori. Questi bambini, ad esempio, possono presentare ipotonia o ipertonia muscolare, che influenzano il controllo e la coordinazione dei movimenti. L’ipotonia si riferisce a una bassa tonicità muscolare, che rende i movimenti meno precisi e difficili da eseguire, mentre l’ipertonia indica un’eccessiva rigidità muscolare, che ostacola la flessibilità e la fluidità dei movimenti.

Inoltre, questi bambini possono manifestare impacci motori di vario tipo e grado, come difficoltà nel coordinare movimenti complessi, ed eseguire una sequenza di azioni in modo fluido. Queste difficoltà possono essere dovute a problemi quali la capacità di pianificazione motoria, di percezione spaziale, ecc., che sono comuni in condizioni come la sindrome di Down o la disabilità intellettiva. Ciò influisce sulle abilità cognitive, come la pianificazione, l’attenzione, la memoria e la percezione spaziale.

Ovviamente le capacità motorie possono variare notevolmente da un individuo all’altro e dipendono da diversi fattori, tra cui l’età del soggetto, la gravità della condizione, ecc. Il riconoscimento e il trattamento delle difficoltà motorie in questi bambini possono contribuire significativamente a migliorare la loro qualità di vita e le loro capacità funzionali.

Una terapia di tipo cognitivo-motorio è importante poiché abbiamo visto, vi è una stretta correlazione tra abilità cognitive e abilità motorie.

Nel contesto delle condizioni come la sindrome di Down, il ritardo dello sviluppo o le disabilità intellettive in generale, le difficoltà cognitive e motorie si intersecano e si influenzano reciprocamente. Una presa in carico globale, che s’interessa anche dell’ambiente di vita del soggetto e che interviene con un training mirato di tipo cognitivo-motorio, sostiene e favorisce  lo sviluppo cognitivo e il benessere generale del bambino.

Il CMT dunque, offre un’opportunità per stimolare lo sviluppo motorio e cognitivo in modo integrato, promuovendo la partecipazione attiva del soggetto. L’approccio progressivo del CMT, che parte da movimenti di base e si estende a schemi più complessi, favorisce il raggiungimento dei traguardi motori e cognitivi ritardati. Inoltre, il coinvolgimento attivo del bambino in attività motorie stimolanti favorisce l’autonomia e la fiducia in sé stesso.